Non so se Stefano, all'ultimo, avesse deciso, per l'ultimo saluto, la chiesa. So però che il sacerdote celebrante, come una prima donna in teatro, si è presa la scena e non ha consentito a nessuno, ovvero ai suoi amici e compagni di ricordare la figura di Stefano e del suo lascito al territorio che amava. Avrei voluto dire, ad esempio, che già nel 1997 proponente lo scrivente e poi insieme a Stefano e Bruno Orrico elaborammo il Piano Provinciale per lo smaltimento dei rifiuti urbani; che l'atto venne approvato, unico dal 1860, dai comuni della provincia e dallo stesso ente di Terra di Lavoro, fatto proprio dalla Regione, all'epoca presieduta dal fascista Rastrelli e dallo stesso portato a Bruxelles che lo approvò. Ma la Regione ben si guardò dal realizzarlo e oggi, dopo ben 22 anni,parliamo ancora di smaltimento dei rifiuti urbani, dimenticando che la questione centrale, che inquina territori, cibo e coscienze, sono i rifiuti industriali che fanno della Campania, la Terra dei fuochi al servizio di delinquenti. Di un Paese che produce oltre 150 milioni di tonnellate di rifiuti industriali e che se ne smaltiscono ufficialmente meno di un terzo. Il movimento campano contro i rifiuti (Co.Re.Ri.) unico per qualità e incidenza in Italia, era riuscito non solo a inquadrare correttamente la questione, ovvero la pericolosità e centralità dei rifiuti industriali nella cosiddetta emergenza, ma dimostrato ampiamente che la camorra non era (ed è) la protagonista di questa sporca storia ma la manovalanza di certa massoneria e industriali felloni (almeno 1800 già condannai dalla magistratura) che dalla Campania, all'Emilia Romagna, al Veneto, alla Lombardia, hanno deciso che la Campania diventasse la discarica dei rifiuti industriali di questo disgraziato Paese. Poi arrivò don Maurizio Patriciello che, con nessuna competenza e attorniandosi di persone totalmente estranee alla problematica e nessuna conoscenza dei fatti, ha eliminato la memoria storica di quanto era stato costruito in questa regione per assicurare una soluzione al problema dei rifiuti e al recupero e riuso delle risorse in essi contenuti. Ma si è preferito la scena e il palcoscenico mediatico e un "ricominciare da zero", annullando un lavoro di oltre 20 anni di cittadini, comitati, scienziati e tecnici che hanno offerto alla comunità la prova che il problema dei rifiuti non è un fatto tecnico ma semplicemente politico e le cui istituzioni, di fatto, non hanno risolta l'emergenza e dimostrato di non rappresentare i bisogni del popolo, del territorio e dell'ambiente, di cui si sciacquano ogni giorno la bocca da 25 anni, ma gli interessi di gruppi economici e di potere precisi e ben individuabili. Il bello della politica è questo, che un rappresentante istituzionale si può facilmente giudicare dai fatti e noi, campani, siamo qui dal 1994 a discutere e a "lottare" per risolvere un problema che lascia sul terreno prime donne e morti che si possono agevolmente celebrare in "spettacolari" funerali. E così sia