Sono almeno dieci anni che si parla (si parla appunto) della necessità e urgenza di eliminare l'uso della plastica negli imballaggi.Da qui una tassa per costringere tutti (produttori e consumatori) a utilizzare un prodotto che sta letteralmente uccidendo il mare. Nel mezzo dell'Oceano Pacifico ( fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo Nord) e in altri mari si sono formate delle isole di plastica. La loro estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km² (cioè da un'area più grande della Penisola Iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti), ovvero tra lo 0,41% e il 5,6% dell'Oceano Pacifico. Ed è solo quello che si vede ad occhio nudo. Altro discorso drammatico sono la plastica e le microplastiche diffuse in tutti i mari del mondo! Dicono, a noi popolo bue, di consumare meno plastica. Non dicono agli industriali di non produrre plastica e riconvertire le aziende utilizzando "plastiche" biodegradabili. Una tecnologia matura da anni, ormai. E che succede invece? Succede che Salvini e i suoi accoliti (manco a dirlo), ma anche il PD e Italia Viva si scagliano contro questa tassa. Perché? Perché è tempo di elezioni e in Emilia Romagna si produce il 64% della plastica del Paese. E l'ambiente? E chi se ne frega! Vale la pena ricordare che il settore chimico delle plastiche in questo giulivo Paese ha avuto come gli altri, oltre un decennio per riconvertire le produzioni. Non l'ha fatto e non ci sono scusanti. Fino a quando verrà il "capitalista" straniero di turno che spazzerà via questa specie di imprenditori de noantri, come hanno già fatto in molti settori produttivi in Italia. Basta guardarsi attorno. In Italia l'ambiente, ancora una volta, non è all'ordine del giorno.