A vedere quello che succede nel Nord del Paese nelle strutture sanitarie così celebrate, soprattutto al Sud; pensare alle decine di medici e sanitari morti da quelle parti nell'esercizio delle loro funzioni per contagio e poi confrontare con quello che succede ad esempio all'ospedale Cotugno di Napoli, alla sua organizzazione all'efficienza e all'efficacia della sua direzione, ci fa riflettere. Ci fa riflettere tutto il sistema sanitario del Nord, dove su 10 morti 9 sono finiti a casa. Penso alla prosopopea con la quale tutti i santi giorni dalle tv di Stato si celebrano i protagonisti di questo massacro. Penso ai politici lombardo-veneti, ai professoroni che si affrettano a sminuire il lavoro degli scienziati partenopei (penso al lavoro di ricerca del Pascale sul Coronavirus) per esaltarsi in un'auto celebrazione che non trova alcun fondamento visto i risultati. Penso anche ai nostri medici, operanti spesso in strutture fatiscenti, costretti a convivere con la malavita organizzata che ha puntato molto sulla sanità; penso che questi grandi professionisti non riescono a far emergere quella dignità e capacità frutto di sacrifici, studio e difficoltà che una classe politica indegna ha alimentato in questi ultimi 20 anni distruggendo un sistema sanitario tra i primi al mondo. La mia non vuole essere una celebrazione acritica del sistema sanitario del Sud (penso alla Calabria per esempio) ma respingo con forza la sufficienza con la quale si parla del Sud, come se il Nord fosse diverso e migliore del resto del Paese. Le cose non stanno così e ci sono i fatti e i morti a testimoniarlo.