Cari amici e concittadini, seguo da un po’ di tempo il gruppo Iofirmopercaserta. Una cosa emerge in modo netto: la necessità avvertita da tutti di superare questa situazione di stallo e di degrado. Di smarrimento per la mancata percezione di una linea, di una strategia condivisa che dia un senso alla nostra cittadinanza che, certo, non si arrende a questo stato di fatto che ha emarginato la città da qualunque prospettiva. Avverto pure una certa scarsa profondità nell’affrontare e proporre il “cosa”, senza curarsi di analizzare e indicare il “come”. Ciò pone non pochi problemi e può generare un probabile risultato di ulteriore frustrazione e impotenza, questa volta generate da nostre responsabilità. Si pone una questione di metodo prima che di merito. Personalmente sono persuaso che chiunque possa gestire la cosa pubblica ma a determinate condizioni. Cerco di spiegarmi. Secondo forse la più antica definizione, la Politica è l'arte di governare e Aristotele nella Politica identificò per primo tre forme di governo con le relative degenerazioni. Con la lotta partigiana antifascista, il referendum monarchia-repubblica e la Costituzione, di fatto il popolo italiano ha scelto la democrazia, rifiutando ad esempio la monarchia, l’oligarchia o addirittura una forma di governo teocratica. La democrazia etimologicamente significa "governo del popolo", ovvero un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l'insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare. A questo punto potrei letteralmente entrare in un labirinto dell’analisi filosofica e politica che ci porterebbe lontano da nostro ragionamento. Si pensi, per fare alcuni esempi, alle forme di democrazia o alla definizione del popolo e alle loro implicazioni pratiche. Torniamo quindi alla politica, è bene ricordarlo, che non è un fermo immagine, ma un continuo divenire. Secondo l’enciclopedia Treccani, la politica “è la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”. Questa definizione, certo non esaustiva, rispetto alle molte teorie ed esperienze in atto, però ci può aiutare (in parte) a sostenere il nostro ragionamento limitatamente al governo di un’amministrazione locale, come appunto quella di Caserta che si prepara a rinnovare il suo governo. L’impegno politico nasce per un milione di motivi ma è generato quasi sempre da una riflessione se non da una suggestione. Questa diventa a volte un’idea e, a volte, un programma. Fin qui nulla di nuovo. La questione nasce quando il programma, in tutto o in parte, non diventa atto amministrativo perché inattuabile, per una carenza di conoscenza della situazione finanziaria dell’ente, perché l’ente locale non ha competenza nella materia oggetto magari di successo delle elezioni, quindi carenza di conoscenza delle norme, ecc. A questo punto è tutto da rivedere e rifare il percorso all’indietro. Quel programma, quell’idea, quella suggestione era sbagliata. E questo fa la differenza tra politici credibili perché sanno esattamente quello che dicono quando propongono un percorso istituzionale e di governo e chi, invece, non verifica prima la realizzabilità di un percorso. Qualcuno potrebbe osservare che si corre il rischio di cadere nella prassi amministrativa. Può accadere se si abbandona la politica, ovvero l’agire di come si mettono in atto i processi partecipativi, conflittuali, ecc. In questo senso vi invito a una serena riflessione.