Ad appena sette giorni dalla presentazione del piano italiano (il Portogallo lo ha già presentato) per avere accordati dall’UE ben 221,5 miliardi di euro, il “dibattito” sulla stampa, i social e le tv è concentrato sull’apertura di maggio, se tenere aperti un’ora in più i ristoranti e rendere note le boutade giornaliere della fascista Meloni o di Salvini o le paturnie di Grillo. Il Ricovery plan? E chi se ne frega! In fondo si tratta del futuro del Paese e noi abbiamo i piedi ben piantati a oggi, ma che dico, al momento presente. Per il resto Dio vede e provvede. Non si dice così? Quello che trovo ancora più sconcertante che né i cosiddetti partiti, né le università, né tanto meno la presunta stampa hanno promosso informazione, confronti, dibattiti, ecc. se si escludono quei due o tre siti specializzati assai lontani dalle persone e dalla massa. Aspettiamo che l’oracolo Draghi ci informi della sua verità che, a questo punto, vista la scadenza imminente, diventerà un prendere o lasciare confidando nella sua onestà intellettuale (ma per quale visione del futuro?) e nel suo buon senso. Tutto questo però non c’entra con la democrazia. Penso ai giovani cinicamente esclusi dal dibattito sul loro futuro. Penso alla società civile e al volontariato così impegnati quotidianamente a migliorare il Paese. Penso a quegli intellettuali, scienziati, studiosi, circoli, istituti e quant’altro attenti a registrare, analizzare, proporre linee di intervento per il presente e il futuro del Paese. Penso ai sindacati. Tutti inascoltati. No, non è così che si fa ma vedo che neanche gli interessati se ne fanno un problema, salvo poi a lamentarsi, giudicare, “mobilitarsi”. Io non ci sto a questa sceneggiata e se voglio vedere uno spettacolo, decido io a quale teatro andare.