Mai una campagna elettorale, per rinnovare sindaco e Consiglio comunale, è così sciatta, noiosa, inconsistente ed estranea, da molto tempo. Sono lontani i tempi di Alleanza per Caserta degli anni ’90. Le solite numerosissime liste dagli schieramenti che hanno un forte appeal clientelare (Marino, Zinzi), la solita retorica di quanti invitano al cambiamento (Romolo Vignola, Pio Del Gaudio, Raffaele Giovine, Ciro Guerriero, Errico Ronzo). Nulla di nuovo sotto il sole sembra: i soliti giochetti clientelari, le solite promesse, i soliti impegni che tutti sanno che non verranno mantenuti. Programmi? Giusto per dire qualcosa. La cosiddetta stampa libera? Lasciamo perdere. Eppure, in questa marea di candidati, ci sono persone che presentano un curriculum di tutto rispetto. Forse il futuro di Caserta sta lì dentro. Roosevelt, presidente degli USA, soleva dire: “Alle persone non importa quel che sai, a meno che sappiano che ti importa di loro”. Questo è il primo elemento su cui ragionare. Gli apprezzabili sforzi di chi si sta sinceramente impegnando per accreditarsi agli occhi degli elettori come candidato che crede al bene comune, perché spinto da sinceri sentimenti e propositi, si infrangono in questa incapacità comunicativa in cui prevale il “Ghe pensi mi” di berlusconiana memoria. Non può funzionare. Il secondo elemento su cui riflettere è dato dalla mancata consapevolezza, che i programmi, i dati, un gruppo credibile per convincere gli elettori, non bastano. Occorrono le emozioni per sperare in un salto mentale e convincere gli elettori, nonostante tutto, a cambiare direzione nella scelta del nuovo gruppo dirigente della città. Di tutto questo non vi è traccia. C’è tutto il tempo però per dare una svolta a questa monotona e scontata (nel risultato) campagna elettorale.