Il primo marzo del 2023 si ricorderà i 250 della morte di Luigi Vanvitelli a ragione uno dei maggiori interpreti del periodo del Rococò e del Neoclassicismo. Vissuto in un periodo di transizione tra il barocco e il neoclassicismo, rinnovò l’architettura interpretandone le contraddizioni. Vanvitelli di fatto promosse le nuove soluzioni architettoniche offerte dal neoclassicismo. A noi viene in mente quasi tutti i giorni guardando la reggia, attraversando la piazza che porta il suo nome, osservando l’acquedotto Carolino o passando per via Sant’Elena per via Bernardo Tanucci, quell’antipatico marchese, all’epoca segretario di Stato, che nutriva una vera e propria avversione verso Vanvitelli o attraversando via Fuga, l’architetto toscano preferito dal marchese, toscano pure lui. Le opere di Vanvitelli attraversano l’Italia: da Siena (Chiesa di Sant’Agostino) ad Ancona (mole Vanvitelliana, Duomo, arco Clementino, Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, ecc.) a Loreto (Campanile Vanvitelliano) a Macerata (Palazzo Compagnoni Marefoschi); da Perugia (Palazzo Murena) a Roma (il Trono di San Pietro oggi a Cecina, Santa Maria degli Angeli, palazzo Odescalchi, palazzo Poli, Palazzo Colonna, Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, ecc.) a Civitavecchia (Fontana del Vanvitelli) a Frascati (Villa Tuscolana); da Terlizzi – Bari (Palazzo Baronale de Gemmis) a Napoli (Palazzo reale, Foro Carolino, la Cavallerizza al ponte della Maddalena, Piazza Dante, Dimora Doria D’Angri, Chiesa dei Santi Marcellino e Festo, Chiesa dei Santi Giovanni e Teresa, Chiesa dei Padri della Missione ai Vergini, Chiesa della Santissima Annunziata, villa Campolieto ad Ercolano, la Casina Vanvitelliano di Bacoli, ecc.), a Salerno (La Real Casina di Caccia di Persano); Benevento (Castello Corvacchini) e poi, finalmente, a Caserta (La Reggia, Cappella Palatina, acquedotto Carolino). Poi ci sono le opere i cui autori sono i collaboratori-allievi di Vanvitelli: il figlio Carlo innanzitutto, e poi Marcello Fonton, Domenico Brunelli, Francesco Collecini, Giuseppe Piermarini, Antonio Rinaldi i quali hanno portato lo stile e la tecnica di Vanvitelli da ogni parte. E poi c’è il pittore Vanvitelli, unico quadro rinvenuto Accademia Nazionale di San Luca è quello del Ritratto di Gaspar van Wittel, padre di Luigi. L’uomo Vanvitelli: amava andare a teatro, giocava al lotto e non era interessato alla vita mondana. Leggendo il libro di Giuseppe De Nitto, "Luigi Vanvitelli - L'uomo, l'artista" e ascoltando, nella presentazione del libro del dicembre 2020, soprattutto gli interventi di Tiziana Maffei, architetto direttrice della Regia, che ha già anticipato la volontà dell’ente di celebrare il grande architetto e ricordare gli aspetti più tecnici della costruzione della Reggia (gestione dei cantieri, uso dei materiali, ecc.) e della prof.ssa Daniela Jacazzi, c’è da sperare che la “Reggia” e l’Università Luigi Vanvitelli si daranno da fare per celebrare il 250mo anniversario della morte del grande architetto. Auspico che l’Amministrazione Comunale, con il suo nuovo assessore, Battarra faccia da collante – rivendicando il ruolo di Caserta quale città capoluogo dove visse e mori Vanvitelli, rispetto a una celebrazione che dovrebbe essere a 360 gradi e magari anche per riflettere e ragionare, con specifiche sezioni e con iniziative ad hoc, sul fallimento urbanistico di Caserta, nonostante Vanvitelli e le sue preziosissime idee e progetti. In definitiva auspicherei che l’anniversario non sia solamente la celebrazione tutta autoreferenziale della Reggia, ma di un genio mondiale le cui opere e il suo stile sono e restano patrimonio universale.