Eccezionale scoperta di due noti scienziati presso l’Università Antonio Bardellino di Marcianise. Sulla base di una corposa indagine durata diverso tempo ma ancora senza prove concrete, i due ricercatori sostengono che la mozzarella si fabbrica addirittura con il latte prodotto dalle bufale. La notizia, sconcertante di per sé, ha messo in subbuglio l’intera classe dei colletti bianchi che operano nel teatrino delle istituzioni locali. Com’è noto, dopo la rivoluzione dei guaglioni, la presa del potere della camorra e mezzo secolo di sano isolamento dal resto del mondo, nel libero regno di Caserta si è realizzata la società perfetta e che guarda al futuro senza preoccupazioni. Tutte le organizzazioni mafiose, riunite dopo l’accordo di San Cipriano, governano saggiamente le nostre città e dominano il territorio con scienza, sapienza ed esperienza e con l’immancabile supporto di noti scienziati e cantanti melodici. E’ proprio attraverso due di questi scienziati che diamo la notizia a dir poco sconvolgente, anche se, ripetiamo, non ancora provata e non vorremmo che la popolazione si allarmasse magari perché male informata. Si ripete, dunque, la notizia non è provata, ma la riportiamo per dovere di cronaca. Bisogna dire, però che, ad onor del vero, per anni i nostri quotidiani locali e lo stesso mondo scientifico ci hanno detto che possiamo fare a meno dei terreni agricoli perché il cibo si compra ai supermercati e i rifiuti si bruciano. Così come ci hanno detto che la mozzarella si fabbrica attraverso una polvere bianca (non quella di uso collettivo e obbligatoria che si assume attraverso il naso la mattina prima di andare al lavoro) che purtroppo è importata, dai più noti casari del regno, da paesi meno civili ma al momento incredibilmente assai più attrezzati del nostro per queste scienze come la Romania, la Bulgaria e qualche volta, perché no, dal Sud America dove, pare sia il centro di produzione mondiale dell’alcol con un brevetto superprotetto. Più della Coca Cola. Nessuno nel regno conosce la composizione chimica del misterioso prodotto con il quale i nostri impareggiabili casari fabbricano la mozzarella. La notizia, ammesso che sia provata, poiché forti della verità, non pone alcun problema ai nostri colletti bianchi. In questo regno chiamato anche Terra di Lavoro (gli archeologi e gli antropologi dell’ateneo marcianisano, insieme ai colleghi scienziati di San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Casal di Principe, Villa Literno, ecc. non sono ancora riusciti a risalire all’esatta origine del toponimo) grazie al forte e duplice impegno delle istituzioni negli ultimi 150 anni (dal regno d’Italia, al fascismo, alla prima e seconda repubblica e poi al Regno della Camorra) ha ridotto la massa enorme di suolo da 450 mila ettari ad appena 107 mila. L’altro grande investimento è stato fatto sulla cultura per sconfiggere vecchie credenze raccontate anche sotto forma di favole da vecchi pazzi. Si racconta, infatti, che su quei 450 mila ettari di suolo agrario del Regno di Caserta si vantavano primati nel produrre fragole, ciliegie, nocepesche, mele, mozzarella, formaggi e decine di altri prodotti. Addirittura si favoleggiava che il cibo di cui ci saremmo nutriti per circa 10.000 anni fosse prodotto dalla terra, dai vermi, dagli insetti, dai funghi, ecc. Ma tutti sanno che sono bugie alimentate dai revisionisti storici: il cibo viene dai supermercati anche se quello prodotto dagli ipermercati è più saporito anche se un po’ più caro. La forza della verità, dunque, nessuno è riuscita a fermarla e le favole rimarranno favole. Così l’impegno per eliminare il suolo continua senza sosta. E veniamo alla seconda delle notizie di oggi. Con la nuova tecnologia, chiamata “fotovoltaico” i terreni si ridurranno ancora di più e più velocemente. Anche in questo caso, la capitale economica del regno, Marcianise, come sempre, eccelle in questo sincero e collettivo impegno per radere al suolo il suolo. E’ in costruzione, infatti, la più grande installazione di pannelli fotovoltaici del regno, ben 500.000 mq realizzata su terreno agricolo. Questo primato Marcianise se lo è costruito in tanti decenni di impegno, ora con i rifiuti urbani, ora con quelli industriali, ora col cemento, ora avvelenando l’acqua perché, come sanno tutti, l’acqua da bere si compra al supermercato. E’ un vanto per tutta la cittadinanza che Marcianise ha quasi azzerato la presenza di piante nella città. Un impegno serio che ha premiato la costanza e la determinazione degli amministratori locali e che ha convinto addirittura il mondo scientifico de noantri a far nascere, proprio a Marcianise, il secondo ateneo intitolato, sin dalla prima riunione del Senato accademico, al più lungimirante degli eroi nazionali: Antonio Bardellino. Lui sì che sapeva come distruggere il suolo agrario, eliminare intere colline e far nascere in poco tempo, case, palazzi, uffici pubblici, piscine per la gioia sua e dei suoi cari e per l’orgoglio del nostro infaticabile popolo. Allo stato, nel libero e democratico regno di Caserta sono rimasti, come si è ricordato, appena 107mila ettari di suolo agrario e, al ritmo di 7 ettari al giorno, tanto dicono i nostri esperti, in pochi anni, in questo regno della camorra non rimarrà neanche un palmo di terreno, liberandoci finalmente per sempre di tutti quei fastidiosi insetti, vermi e migliaia e migliaia di topi, serpenti e quanto di più schifoso esiste nel terreno. Solo per fornire un dato e per ricordare l’impegno della camorra e dei colletti bianchi in questo Regno. Negli ultimi 10 anni si è costruito ben il 400 per cento in più del fabbisogno abitativo. A Caserta, città periferica del regno, ad esempio, con l’abnegazione di tutti gli amministratori, esistono ben 4500 appartamenti sfitti e che aumenteranno sin nei prossimi mesi di altre migliaia per un progetto geniale del sindaco che si chiama ousing sociale. Un gran risultato della pianificazione dei nostri colletti bianchi che ha reso Terra di Lavoro un raro esempio di civiltà e di qualità urbana, grazie anche ai tanti geometri, ingegneri e, soprattutto, architetti che hanno reso belli e impareggiabili il nostro paesaggio e le nostre città. Si rifletti per un solo istante. A Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua che, con l’impegno di sagaci amministratori si è riusciti ad eliminare ogni traccia di quel passato violento (pensate ai gladiatori a Spartaco, delinquente abituale com’è noto). Rimane un rammarico: l’anfiteatro romano sta ancora lì ma, ci comunica l’”Osservatorio della legalità e del buon gusto”, che presto al centro di quell’ammasso di pietre grondanti sangue, sarà realizzato un condominio di settantacinque piani. Inoltre, per meglio assicurare più servizi, perennemente carenti per colpa degli incontentabili cittadini, il ministro della giustizia del libero regno di Caserta, affettuosamente chiamato dal popolo, Nick ò Mericano, ha disposto la trasformazione di condomini in palazzi di giustizia e quartieri-bordello in onore del più grande puttaniere (all’epoca le chiamavano escort) che l’Italia ricordi: Banana Silvio. Lui, il Banana è scomparso ormai da 50 anni ma la sua eredità nei nostri animi come nelle nostre istituzioni è rimasta intatta e in forte espansione. Nonostante qualche ambientalista (così li chiamano, ma nessuno sa il perché) insinui addirittura che i bordelli siano un’offesa alle donne, che il suolo serva per fabbricare il cibo e le bufale (quelle rimaste ora sono tenute negli zoo come animali esotici da far vedere ai bambini) sarebbero essenziali addirittura per il nostro futuro. Ma nessuno, ovviamente crede a queste idiozie e la giusta risposta è: altri bordelli e altri impianti fotovoltaici sul suolo agrario perché l’energia, è vita. Come la gnocca.