Titolo: Caserta, Villa Giaquinto. Io ci ho provato

Ho letto con curiosità e interesse quanto scrive Fabio Ianniello sulla sua pagina Facebook. L'ho ritenuta importante e così ho deciso di condividerla. Non posso che essere d'accordo con quanto scrive Fabio per tutta una serie di ragioni, la prime delle quali è l'evidenza dei fatti: villa Giaquinto si può considerare uno strato inerte a disposizione di un gruppo di ragazzini che non hanno la ben che minima cognizione di cosa sia un giardino pubblico, di cosa siano i cicli biologici, di cosa sia l'ambiente e la gestione di un bene pubblico dato loro in affidamento da un'amministrazione interessata solamente a risparmiare sulle spese di manutenzione del verde pubblico e mascherare la cosa con la nenia del "bene pubblico" nuovo feticcio di certa sinistra. Io ci ho provato, da agronomo, da ex amministratore, da cittadino del quartiere a dare una mano al cosiddetto Comitato per Villa Giaquinto per manutentare, valorizzare e trasformare l'area in un vero giardino pubblico. Per circa 18 mesi insieme a quattro cittadini, abbiamo costituito una squadra di manutenzione e per sei giorni la settimana su sette abbiamo lavorato, creato un vivaio, coinvolto cittadini, istituzioni e imprese per contribuire a mettere a dimora piante, creare un giardino botanico, raccogliere e ripiantare le piante dei monti Tifatini ricreando quell'ambiente e, infine riempiendo di colori con una molteplicità di fiori e piante comprate da noi. Abbiamo infine praticato il compostaggio, grazie al supporto dell'azienda locale per la gestione dei rifiuti, e realizzato ben tre cumuli (con milioni di lombrichi) che abbiamo utilizzato per concimare il suolo e regalarlo ai cittadini del quartiere per la gestione organica delle loro piante. Abbiamo realizzato centinaia di vasetti con piante di fragoline e regalate ai bambini per avviarli all'educazione ambientale e alla conoscenza dei cicli e ritmi biologici. Per fare tutto ciò abbiamo elaborato un complesso progetto e sottoposto all'attenzione del comitato direttivo e a ogni singolo responsabile e volontario. Mai discusso e mai approvato. Tutto questo senza chiedere nulla in cambio se non il rispetto per l'attività che si svolgeva (con associazioni, scolaresche, anziani, ecc.) e una consapevole adesione alle pratiche poste in essere quale elemento di crescita collettiva. Un solo esempio per capire la distanza che corre tra la realtà e quel gruppo di ragazzini ignoranti: il taglio dell'erba. Senza capire nulla, sabato scorso, come tagliatori di teste, hanno raso i prati prima che le molte piante presenti fiorissero, impedendo così agli agenti pronubi (api, bombi, farfalle, ecc.) di impollinare i fiori e di alimentarsi generando un doppio danno all'ecosistema, agli animali e alle piante presenti. Il cosiddetto presidente, all'atto delle nostre dimissioni disse testualmente: "Che c... ce ne dobbiamo fare di un giardino didattico!". Tanto è bastato per rinunciare a una presenza mai accettata e mai partecipata da parte di questi ragazzini che non hanno alcun interesse verso l'ambiente e soprattutto verso un quartiere di cui non hanno di fatto alcun legame.